La poesia di Pasquale DAlessio, finestra sul mondo
Settembre (Raffaelli Editore, 2009)
Occhi scritti (Raffaelli Editore, 2011)
Odore dItalia (Raffaelli Editore, 2011)
La poesia di Pasquale DAlessio transita attraverso dimensioni naturali e sociali. La sostanza delle visioni, che si susseguono in maniera teatrale, reinventano, volontariamente, lanima letteraria. Per questo motivo alcune poesie si sdoppiano dal reale alienante Ci calano nellacqua/Mastichiamo rugiada/ Sinciampa. Legno rotto/ Chiodi. Piedi. Occhi stesi/ Chiusi. Massa umana/ Ci distingue il sole/ Ci asciuga Bambini. Donne. Uomini/. È da tenere in forte considerazione il gioco teatrale dei sensi poetici: le matrici sono multiformi e relative a un riscatto emozionale dalla sofferenza Giorni di dolore/ Spavento/ Questo vento/ Ti porta via la carne/. Emergono tematiche che vengono direttamente dal mare e dai paesaggi/accadimenti mediterranei fortemente interiorizzati asciuga la schiuma del mare... Sulla spiaggia la notte Lautore si lascia toccare da tensioni sociali in cui il significante rende dignità alla storia dellumanità Da dover fuggire/Non arriveremo/Né ritorneremo/La disperazione sbatte/ Rompe muscoli contro le onde/... Sembra che alcuni passaggi siano corretti dalla ragione che esercita la forza dominante per reggere storie umane, sentimentali in frantumi. Quindi, la poesia diventa lantidoto per architettare sublimazioni e analogie, cioè una combinazione, non solo sintattica, ma filosofica per comprendere meglio gli infiniti mondi paralleli e per costruire il senso del tempo Ho chiesto al mare/ Di ciò che passa/ Ho guardato le onde/ E di come passa. E/ Il senso del tempo/. I destini, velati di nostalgia, conducono a unindagine della realtà che si compie in maniera inesorabile: bisogna rivelare il vero, I nastri erano molti di più/ Bugie e falsità Bagagli manomessi rovesciare scelte giuridiche, inchieste giornalistiche La mia macchina fotografica/ Cosa/ Poteva esserci dentro da spaventare tanto utilizzando i versi come scarto tra il passato e il presente, tra il dolore e la trasparenza. Tenere unite le coscienze sociali è di primaria importanza: la poesia come risposta necessaria al senso di scontatezza, di precarietà. Come corda tesa per stare in equilibrio. (rita pacilio)
Settembre
Come lamore ritrovato
Quando torna il silenzio
Così le cabine
Sorridono al mare
A settembre
Quando i pali delle tende
Vanno via dalla spiaggia
Si lasciano lavare
Conoscono il rito
Le cabine adesso indossano
Porte invernali
Legno secco e lamiere
Ritrovano il mare
Lamore di una vita
Destate intravisto
Tra sdraio lettini giochi di carte
Sul finire di settembre
Si ritrovano distanti una spiaggia
La cabina e il mare
Lui, le offrirà il suo carattere
Giorni agitati dove si alzerà
Per vederla. Le urlerà
DellAfrica che inghiotte
Sarà silenzioso
Lei, che si può passare la vita
Ad ascoltarlo
Nel frattempo le palme
Come le donne
Quando son stanche che
Tirano su i capelli
Così raccolgono la chioma
***
Ho chiesto al mare
Di ciò che passa
Ho guardato le onde
E di come passa. E
Il senso del tempo
***
Quando poi che il vento
E gagliardo
I granelli dellarenaria
Savviano allavventura
Saffollano ali angoli
Tra le lastre di cemento
E galleggianti dei mosconi
Come il quarto di luna
Quando poi che piove
E piove molto
Ci sono pozzanghere
Nei campi di bocce
Sono colli che si allungano
A raddrizzare traiettorie
Brevi corse a schiena bassa
Inseguire la boccia
Braccio teso e della mano
Che raccomandano alla stessa
La traiettoria
Chi insegue ricurvo
Il bacio con il boccino
E laltro come funambolo
Accarezzano la sfera
Leggermente protesi
La seguono con una spalla
Quando sta per cadere la boccia si avvitano
Toc ! boccia e boccia
Tac ! il corpo si blocca
Si segnano punti
Muovono lancette
Lestate schiocca
Passa
***
Oltre
A passarlo il tempo
Lo sento posarsi
Sulle cose al mare
Autunno
Così
Vado e mi poso
***
Giorni di dolore
Spavento
Questo vento
Ti porta via la carne
Occhi Scritti
Orazione Civile sulla Morte di
Ilaria Alpi Miran Hrovatin
Uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994
Sono stati due i proiettili
Miran, cerano pochi soldi per lAfrica
Mira, pochi per venire a morire a Mogadiscio
Cera lAfrica polvere cocente
Miran, a me hanno portato via le mani le parola
A te gli occhi le immagini
Non si sono accontentati della sola vita, la nostra
Della sola vita. Sembrava poco
un Lavoro se fatto, va ben fatto
Hanno preteso voluto
Hanno mentito
Mentito rubato
Possibile?
Si! Possibile. Voluto
Perfetto? Si! Studiato. Ragionato
Ordinato!
Cerano pochi soldi per andare a Morire a Mogadiscio
Quanto valiamo ?
Quanto costiamo ?
A Kg ? A pezzi ? A quarto ?
Tutti interi ?
Quanto ?
***
Lascio senza volerlo
Non sapendo delladdio
Le ultime parole
Lacio parole scritte
pèer me dignitose
Per me vere
Per me coscienza
Di solo ragionare. Di sola intuizione
Non lascio sangue asciutto
Sui fogli
Non lascio sangue asciutto sul mio lavoro
Le mie parole
Nascoste. Uccise
Block notes per il mio lavoro
Appunti, domande, pensieri
I miei rubati
***
Come poter raccontare della mia penna
Che fa scivolare pensieri
I miei ragionamenti africani
In piena luce a cercar di far luce
E il mio mestiere
***
Lascio parole scritte
Viste. Osservate
Per me coscienza
Per me dignitose
Seguite. In-seguite
Varcate
Nascoste
Uccise
Block notes per il mio lavoro
Appunti domande pensieri
I miei, rubati
***
Avevo semi di rose nel cervello
Avevo semi di consonanti e vocali
Cucivo parola
Merletti da raccontare
Un sole
Accecante
Bruciante
Abbagliante
Africano
Mi raccolse
Avevo occhi scritti
***
Odore dItalia
Il capo della barca è razza
Ha per timone dieci coltelli
Controlla i nostri denti
Più delle onde. Delle stelle
Protegge la sua acqua dolce
Gli scafisti sono razza
Puntano la morte in faccia
Per un lamento. Un grido
Una ferita. Spingono
Da una parte allaltra del legno
Londa ci spinge dallaltra parte
Non il destino ci butta in mare
Duro di sale e sole
Tenero
Conosce lodore dei morti
***
Scivoliamo stanchi nel mare
Umidi bagnati di luna
Secchi dal sole. Alle spalle
Langoscia del motore
Un affanno
Secchi dal sole figli
Pochi mesi per
Dover fuggire
Non arriveremo
Nè ritorneremo
La disperazione sbatte
Rompe la carne contro le onde
Londa rompe il legno
Il sale esplode fra i denti
Non arriveremo
Non ritorneremo
***
Odore dAfrica
Una
Fortuna abbiamo
Non scaviamo fosse
Non cè terra sotto i piedi
da fare fosse
Entriamo nel mare
Peso. Ferro.Piombo
Carne freddo buia scura
Ci calano nellacqua
Mastichiamo rugiada
Si inciampa. Legno rotto
Chiodi ai piedi. Occhi stesi
Chiusi. Massa umana
Ci distingue il sole
Ci asciuga
Noi per uno
Abbaglia la sete
Porta umidità sulle mani la luna
Le succhiamo
Massa umana
Ci distingue il sole
Bambini. Donne. Uomini
***
Da
Un mistero mamma
Alle tue viscere
Alle viscere del mare
A quelle dei pesci
Nutrimento
Prelibatezze
Di mare
Sono
***
Non era plastica
Ferro. O legno
Non era un tiro a segno
Era carne. Era nervi, sangue
Un vaso di parole. Pelle nera
Pelle e carne da latte
Era figlio
Il mio
Da parte a parte te lo sei preso
Un buco in fronte
Foro al cuore
Squarciato come la terra dal vulcano
Ghiacciato dal non tempo del sangue
Non era plastica. Ferro. O legno
Non era un tiro a segno
Era il figlio. Il mio
Teneva dentro lidea di essere giovane
Teneva ai piedi lidea del cuore
Per andare
Era un figlio
Il mio. Il tuo
Era figlio. Era figlia
Pasquale D'Alessio, nato 1955 a Somma Vesuviana - Na, vive a Riccione. È diplomato in MusicArterapia; è fra i soci fondatori dell'Associazione Ilaria Alpi di cui per anni ha svolto il ruolo di presidente e fra i fondatori del Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi; autore e regista di opere per il teatro, per Raffaelli editore , Rimini ha pubblicato sei libri di poesie