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Emilio Paolo Taormina - Le regole della rosa, nota di Rita Pacilio

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Leggendo i versi di Paolo Taormina emilio paolo taormina - le regole della rosa

nota di Rita Pacilio

La poesia è sempre una rivoluzione

La poesia è sempre una rivoluzione, una tempesta che rivolta la realtà dando forma nuova e in crescita alle cose. Rovesciare e mutare diventano, quindi, lo stesso fenomeno in cui soggetto/mondo e lettore/mondo assumono la stessa veste complessa e interrogativa. Sì, il poeta continua a interrogarsi anche senza fare domande esplicite rimproverando gli accadimenti, lamentandosene in maniera forte e sonora e, allo stesso tempo, amandoli, adorandoli perché capaci di mandare in frantumi le paure e le inquietudini. La realtà è contemporaneamente donazione e purgamento, cioè ricongiunzione delle ambiguità e delle molteplici verità dell’esistente. Tuttavia persevera la tensione che si distende nella parola mobile, strumento per affermare il ritmo fonetico da cui parte l’idea silenziosa e assolutamente elevata dell’annuncio del cosmo. L’essenzialità del verso, la sua spaziatura sperimenta l’ancoraggio naturale al battito, al respiro ancestrale in cui è accolta e rispettata l’espressione implicita ed esplicita della parola nuda, spietatamente degna del proprio artefice. Ecco, questa è la matrice portante dei versi di Paolo Taormina nei lavori poetici ‘Il sole dell’esilio’ (Forum quinta generazione, 1992) e ‘Le regole della rosa’ (edizioni del Foglio Clandestino, 2014), libri in cui è ben chiara la dinamica e la prospettiva evolutiva del suo compito poetico. La fedeltà alla vocazione visionaria implica la chiamata alla condizione esistenziale per liberarsi nella solitudine autentica del proprio essere. Condividere le memorie, le consapevoli banalità quotidiane rende credibile il punto centrale della forma significante che aspira all’essenziale – scenograficamente è il rinvio della parola allo spazio/stanza/accapo - per poi allargare il panorama dell’interno/esterno verso l’esterno/interno. Non bisogna sottovalutare il valore sovrano del ricordo che mantiene la sua durata in modo punitivo, perché, diagnosticando continuamente la leggerezza delle cose, cadiamo in fallo ostinatamente. Il mondo e ogni oggetto è perennemente in bilico, infatti, è inevitabile e comprensibile la nostra chiave di lettura, sguardo che muta con il passare degli anni e che ci mostra l’incostante forme delle cose. La poesia, allora, è l’unica realtà possibile in cui gli elementi probabili della vita possano dare un senso al tempo passato e al presente in cui la confusione e l’alienazione dell’uomo si identifica misteriosamente e in modo surreale con i luoghi dello spirito.



era bello
        ricevere
              le tue lettere
sceglievi con cura
          la carta
                e le buste
    tra le parole
del tuo improbabile
      italiano
annusavo la lavanda
      del tuo sapone


*


  amica luna
    quanti giochi
    in primavera
alla tua luce
chi sa se
      mi riconosci
    ancora
questa mano
          rugosa
è la stessa
che una volta
l’ha accarezzata


*


non ho paura
              di morire
    fiorisco
con il bianco lilla
      dei capperi
aggrappàti
              alle rocce
che né il vento
      né la salsedine
riescono a estirpare
anche se la terra
      delle mie radici
    è magra
mi nutro d’aria
                e di sole
i papaveri
      del mio sangue
            sono mischiatialla neve più pura
            dell’etna


*


vorrei interpretare
        il volo degli uccelli
e le nuvole
            che passano
                        per il cielo
gettare i dadi
                      sul tappeto
                            dell’assenza
capire perché mi manchi


*


    la volpe
azzannata dai cani
è venuta a morire
                sotto il noce
nella bocca serrata
ha dell’ultima lotta
  un respiro gelato
è sempre difficile
                            capire
dove finisce la vita
        e inizia la morte


*


è quasi estate
    lo sento dalle parole
    che scrivo
hanno un piccolo sole
                          liquido
tutto è più chiaro
la mia anima
                  è un flauto
  segue voci jazz
tu sei lontana
    come l’orizzonte
passo dopo passo
                        t’inseguo


*


forse in un sogno
          o forse
          oltre duecento
anni fa
          una sera piovosa
mentre salivo
                per la scale
di un antico palazzo
una giovane donna
              dall’ombra
mi trafisse più volte
sorpreso
                pronunziai
      il suo nome
angeli di gesso
                  vennero
    per sollevarmi
ma si spezzarono
                        le ali
poeta e scrittore
          da molto tempo
ho preso casa
in questa mano
                  che scrive



Autore indipendente, Emilio Paolo Taormina (Palermo, 1938) è tradotto in numerose lingue. Nato a Palermo nel 1938, Emilio Paolo Taormina, è uno scrittore di poesia e prosa. Il suo linguaggio raffinato e malinconico affronta, con elevata sensibilità creativa, la parola della narrazione moderna e innovativa. Cura un’attività commerciale specializzata in musica rock, folk, blues, jazz, nuove tendenze. Sue poesie sono presenti in antologie, riviste italiane e internazionali. E’ tradotto in spagnolo, portoghese, francese, inglese, russo, albanese, croato e tedesco.

Emilio Paolo Taormina - Le regole della rosa, Ed. del Foglio Clandestino, 2014
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