"Qual è la parola" , una delle ultimissime poesie, o forse l'ultima di Samuel Becket
t, non lo so esattamente, ha una doppia stesura d'autore, in inglese e in francese, probabilmente non definitiva, stando a quanto ne dice l'editore storico di Beckett, John Calder. Pubblicata la prima volta sull'"Irish Times" due o tre giorni dopo la morte dello scrittore, avvenuta il 22 dicembre 1989, quasi un epitaffio, il componimento, secondo Calder, "fu scritto prima in francese e poi tradotto in inglese, è estratto da un quaderno di appunti che il Sig. Beckett iniziò nel 1988 e che egli sperava di elaborare in forma di romanzo breve; non c'è probabilità che altro di tutto questo vedrà la luce". Quindi, in un certo senso, questo poema rappresenta le "famous last words" del Beckett scrittore, il suo "ultimo nastro di Krapp", o meglio ancora la riproposizione nella vita reale di quanto avviene alla fine di "Finale di partita". A parte trovare interessante, per quanto mi riguarda, questa idea di stendere il "soggetto" (per dirla in termini cinematografici) di un futuro romanzo sotto forma di poema, c'è da chiedersi se "qual è la parola" sia un'interrogazione, un dubbio, la constatazione di un insuperabile limite del dire ("comment dire" in francese) o l'approdo di quella disgregazione del linguaggio che l'autore teorizzava (come pure quella dell'azione, se si pensa a un lavoro come "Aspettando Godot"), ipotesi non azzardata considerando opere come "Acte sans Paroles I e II", nelle quali tutta la rappresentazione significativa è trasferita al gesto.
La traduzione italiana qui presente, in cui non mi ritrovo completamente, è di Rosangela Barone, tratta da "Poesia" n. 37 del 1991. Devo dire che forse io avrei scelto una traduzione ibrida, che facesse da ponte tra il francese (che possiamo forse considerare l'"originale", ma lo è veramente?) e l'autotraduzione beckettiana in inglese, in un certo senso più "secca" (e forse più vera, direbbe Nadia Fusini parlando proprio di Beckett) su cui la Barone chiaramente si è appoggiata. E ciò in considerazione del fatto che mi sembra evidente che le due versioni non sono del tutto sovrapponibili, ma anzi sembrano essere prodotti di una reale doppia sensibilità linguistica di Beckett, il quale aveva operato nei confronti del francese una vera e propria adozione, non dissimile da quella di altri celebri esuli, "fuggitivi" o giramondo approdati in Francia per restarvi.
E questo ci porta alla caratteristica più palese di questo testo, quel balbettio insistente che percorre tutto il dipanarsi dei versi, che si riavvolge, scava la singola parola, la estenua, la spinge più avanti, se ne serve per spingere più avanti la scrittura, fedele all'urgenza di sempre in Beckett di dire, comunque e sempre dire, fino in fondo. Balbettio che ci rimanda a Ghérasim Luca, non a caso citato insieme a Beckett da Deleuze e Guattari nel loro "Millepiani", e ad altri "balbuzienti del linguaggio" , capaci di "mettere in variazione tutti gli elementi linguistici e anche gli elementi non linguistici, le variabili di espressione e le variabili di contenuto". Naturalmente Beckett non è tutto qui e né queste poche righe né questa stessa poesia possono esaurire l'argomento. Segnalo a questo riguardo la pagina che a questa poesia dedica il bel sito www.samuelbeckett.it di Federico Platania (v. QUI), nella quale è possibile trovare altre notizie e suggestioni; e naturalmente l'antologia che Gabriele Frasca ha curato per Einaudi (Samuel Beckett, Poesie, ed. 1999, 2006, 2008), in cui di questo testo è stata data un nuova versione.

La traduzione italiana qui presente, in cui non mi ritrovo completamente, è di Rosangela Barone, tratta da "Poesia" n. 37 del 1991. Devo dire che forse io avrei scelto una traduzione ibrida, che facesse da ponte tra il francese (che possiamo forse considerare l'"originale", ma lo è veramente?) e l'autotraduzione beckettiana in inglese, in un certo senso più "secca" (e forse più vera, direbbe Nadia Fusini parlando proprio di Beckett) su cui la Barone chiaramente si è appoggiata. E ciò in considerazione del fatto che mi sembra evidente che le due versioni non sono del tutto sovrapponibili, ma anzi sembrano essere prodotti di una reale doppia sensibilità linguistica di Beckett, il quale aveva operato nei confronti del francese una vera e propria adozione, non dissimile da quella di altri celebri esuli, "fuggitivi" o giramondo approdati in Francia per restarvi.
E questo ci porta alla caratteristica più palese di questo testo, quel balbettio insistente che percorre tutto il dipanarsi dei versi, che si riavvolge, scava la singola parola, la estenua, la spinge più avanti, se ne serve per spingere più avanti la scrittura, fedele all'urgenza di sempre in Beckett di dire, comunque e sempre dire, fino in fondo. Balbettio che ci rimanda a Ghérasim Luca, non a caso citato insieme a Beckett da Deleuze e Guattari nel loro "Millepiani", e ad altri "balbuzienti del linguaggio" , capaci di "mettere in variazione tutti gli elementi linguistici e anche gli elementi non linguistici, le variabili di espressione e le variabili di contenuto". Naturalmente Beckett non è tutto qui e né queste poche righe né questa stessa poesia possono esaurire l'argomento. Segnalo a questo riguardo la pagina che a questa poesia dedica il bel sito www.samuelbeckett.it di Federico Platania (v. QUI), nella quale è possibile trovare altre notizie e suggestioni; e naturalmente l'antologia che Gabriele Frasca ha curato per Einaudi (Samuel Beckett, Poesie, ed. 1999, 2006, 2008), in cui di questo testo è stata data un nuova versione.
Qual è la parola
Follia -
follia per verso
per verso
qual è la parola
follia dopo questo
tutto questo
follia dopo tutto questo
dato -
follia dato tutto questo -
vedere
follia nel vedere tutto questo -
questo -
qual è la parola
questo questo
questo questo qua -
tutto questo questo qua
follia dato tutto questo
vedere
follia nel vedere tutto questo questo qua
per verso -
qual è la parola
vedere -
intravedere
parere di intravedere
bisognare di parere di intravedere
follia per bisognare di parere di intravedere
che cosa
qual è la parola
e dove
follia per bisognare di parere di intravedere che cosa dove
dove -
qual è la parola
là -
laggiù
distante laggiù
lontano -
lontano distante laggiù
dileguante
dileguante distante lontano laggiù che cosa
che cosa -
qual è la parola -
vedere tutto questo -
tutto questo questo
tutto questo questo qua
follia per vedere che cosa
intravedere
parere di intravedere
bisognare di parere di intravedere -
dileguante distante lontano laggiù che cosa
follia per bisognare di parere di intravedere dileguante distante lontano laggiù che cosa
che cosa -
qual è la parola
qual è la parola
(traduzione di Rosangela Barone)
what is the word
folly -
folly for to -
for to -
what is the word -
folly from this -
all this -
folly from all this -
given -
folly given all this -
seeing -
folly seeing all this -
this -
what is the word -
this this -
this this here -
all this this here -
folly given all this -
seeing -
folly seeing all this this here -
for to -
what is the word -
see -
glimpse -
seem to glimpse -
need to seem to glimpse -
folly for to need to seem to glimpse -
what -
what is the word -
and where -
folly for to need to seem to glimpse what where -
where -
what is the word -
there -
over there -
away over there -
afar -
afar away over there -
afaint -
afaint afar away over there what -
what -
what is the word -
seeing all this -
all this this -
all this this here -
folly for to see what -
glimpse -
seem to glimpse -
need to seem to glimpse -
afaint afar away over there what -
folly for to need to seem to glimpse afaint afar away over there what -
what -
what is the word -
what is the word
Comment dire
folie -
folie que de -
que de -
comment dire -
folie que de ce -
depuis -
folie depuis ce -
donné -
folie donné ce que de -
vu
folie vu ce -
ce -
comment dire -
ceci -
ce ceci
ceci-ci -
tout ce ceci-ci -
folie donné tout ce -
vu -
folie vu tout ce ceci-ci que de -
que de -
comment dire -
voir -
entrevoir -
croire entrevoir -
vouloir croire entrevoir -
folie que de vouloir croire entrevoir -
quoi -
comment dire -
et où -
que de vouloir croire entrevoir quoi où -
où -
comment dire -
l à -
là-bas -
loin -
loin là là-bas -
à peine -
loin là là-bas à peine quoi -
quoi -
comment dire -
vu tout ceci -
tout ce ceci-ci -
folie que de voir quoi -
entrevoir -
croire entrevoir -
vouloir croire entrevoir
loin là là-bas à peine quoi -
folie que d'y vouloir croire entrevoir quoi -
quoi -
comment dire -
comment dire