Patti Smith, "Higher Learning" (esposizione fotografica a Parma)
Patti Smith riguardo a Higher Learning la mostra fotografica a lei
consacrata in occasione della Laurea Ad Honorem conferitale il 3 maggio a
Parma afferma: In termini di formazione è l'omaggio a un altra forma di
sapere, l'università della vita, dei libri, dei poeti e dei viaggi.
Queste immagini, spiega la Smith, introducendo la raccolta inedita di
centoventi polaroid in bianco e nero, poi di citazioni e opere letterarie
che hanno ispirato il suo lavoro nel corso degli anni, sono
rappresentazioni visive del pellegrinaggio e della gratitudine, un infinito
amore e rispetto per quelli che rappresentano le voci della nostra cultura
attraverso le loro più grandi opere e l'umiltà dei loro più piccoli gesti o
strumenti. Le immagini, scattate con una vecchia macchina fotografia Land
250 Polaroid e stampate in copia argentea ad edizione limitata di dieci
copie raccontano i viaggi, le peregrinazioni, gli spostamenti, tracciano la
storia delle influenze letterarie, la serie di voci poetiche e artistiche
che hanno accompagnato o seguito il cammino della compositrice punk rocker
e poetessa Patti Smith nel corso degli anni. Scandagliano, in particolare,
i dettagli, gli oggetti, una serie di indici e indizi visivi che ci pongono
sulle tracce di una storia culturale condivisa e insieme personale della
Smith come in una inedita creazione letteraria nata da tali peregrinazioni
attraverso il globo. Vi compaiono manoscritti, macchine da scrivere,
interni di atelier o abitazioni dove scrittori e artisti-amici hanno
impresso le stigmate della loro vita e opere, poi corsetti, stampelle,
medicinali, dettagli di luoghi che si riallacciano simbolicamente a singole
biografie - uno per tutti la sedia rilegata in pelle lucida dalleleganza
assoluta e ineguagliabile di Roberto Bolano -, infine i sepolcri dove
scrittori e poeti hanno lasciato la loro memoria per leternità. E ancora
sono polaroid in autoritratto, una vestaglia discinta distesa su un letto,
labito nero appeso di Beuys, la bandana di William Burroughs, istantanee
riprese nel corso dei diversi viaggi in Europa, una croce vicino al mare,
le insegne dei caffè che hanno segnato il percorso dellartista da Detroit
a Berlino, da Venezia a Marsiglia, infine leterno Café Ino, nello scorcio
tra il tavolino d'angolo e la finestra. Là è lantro silenzioso dove la
scrittrice si rifugiava a leggere, riflettere o semplicemente osservare e
lasciar fluire di fronte agli occhi sorseggiando caffè nero in solitudine.

Una più alta idea di formazione apre il percorso di Higher L earning intesa come processo di apprendimento non
solo di un sapere ma dell'esistenza tutta attraverso le multiple esperienze
del cammino, del viaggio, dell'esplorazione e della perdita, tracciando in
ogni caso un percorso, accidentato o meno, fatto di accelerazioni, ascese,
sospensioni o vicoli ciechi, soste obbligate, deviazioni e ritorni sotto la
guida delle invisibili grandi voci, poetiche e umane che, in filigrana
hanno accompagnato come i maestri la nostra esistenza tutta: menti, cuori
e lavoro di mani che hanno continuato e continuano a contribuire al
calderone di conoscenza di un più alto sapere. Come nel collage di oggetti
appesi allingresso della prima sala, una bacheca si trasforma in un
ipnotico scrittoio, un tavolo di lavoro aleatorio dove si ricongiungono
disordinatamente appunti, note, disegni o schizzi solo accennati, stralci
di libri o frammenti di poesie, pagine scritte o bozze appena corrette.

Perché, come afferma il testo della canzone nella prima sala, "i figli
dispersi sulla terra", un bambinetto perso nel mondo, ma anche i semi
deposti scavano profondamente il suolo; sedimentano dentro la terra e, ogni
volta sommersi, in apparenza non visti lasciano generare, crescere e
attecchire germogli dentro linnato humus del mondo. Ogni volta che diamo
aggiungiamo una parola, lasciamo udire un respiro, gettiamo una nota,
lasciamo germogliare un nuovo bocciolo o attecchire una piccola perla sul
bracciale di tutta la conoscenza del mondo. Allo stesso modo la poetessa
depone simbolicamente un filo di minuscole perle trasparenti e azzurrine
sul sepolcro di Rimbaud a Charleville - quelle pietruzze che venivano
dallAbissinia dove non era potuto tornare morendo a Marsiglia prima del
suo ultimo viaggio - e più tardi raccoglie sassi sul sepolcro di Genet
ricordando che quelle piccole polaroid racchiudevano una missione stessa
che aveva dimenticato da tempo.

Come Patti Smith scrive nella biografia pubblicata nel 2016 M Train: Per come la vedo io, tutto è possibile. La vita è in
fondo alle cose e la fede in cima mentre limpulso creativo dimorando al
centro dà forma a tutto(
) Quando i miei figli erano piccoli costruivano
bastimenti come quello: Li facevo navigare anche se non salivo a bordo.
Raramente lasciavo il perimetro della casa. La sera recitavo le mie
preghiere in riva al canale coperto da antichi salici piangenti. Le cose
che toccavo erano vive. Le dita di mio marito, i soffioni, un ginocchio
sbucciato. Non cercavo di incorniciare quei momenti, passavano senza
souvenir. Ma adesso attraverso gli oceani al solo scopo di possedere
ununica immagine, il cappello di paglia di Robert Graves, la macchina da
scrivere di Hesse, gli occhiali di Beckett, il letto in cui giaceva malato
Keats.

Le immagini si susseguono silenziose e senza commenti una sala dopo laltra
incorniciate in piccole dimensioni - rigorosamente in bianco e nero - su un
fondale bianco, poi sulle pareti svuotate della galleria.
La macchina da scrivere di Herman Hesse. Una tastiera nera, immensi bottoni bianchi, candidi e circolari procedono verso linfinito e poi di ritorno come candele o bianche fiamme inviando a un più alto sé spirituale. Il solco diviene passaggio, cammino sul sentiero infinito della scrittura.
Il manoscritto non-finito di Genet: una stele e una sindone impressa di
sangue e sudore, impronte di dita di un corpo invisibile, dileguato e
scomparso, crocifisso sulla pagina. Una pagina scritta come una croce,
minuscoli caratteri ridisegnano in controluce limpronta a vivo di un corpo
trasudante di parole e stigmate sulla superficie combusta di una pergamena
sofferta come la sua esistenza.
Il letto di Keats: una distesa piumata, un paradiso soffice e rigoglioso
rigurgitante di vita e di passione, la lotta a ridosso della malattia in
nottate insonni e travagliate di attacchi e crisi respiratorie. Un
copriletto chiaro, una massa lieve, morbida e ascendente come parole di
poesia. Immerso nelloscurità ma trafitto da punti di luce. Bianca
ispirazione abbeverandosi direttamente alle fonti della creazione.

Un fiume corre, lOuse, ripreso in fotografia su una strada aperta verso un
infinito della natura: grigio-bianca vallata dacqua, un letto aperto
perdendosi oltre il nostro sguardo. Oggetti simbolici e insieme fonti di
riferimento letterarie scorrono sui muri: le stampelle di Frida Kahlo
ovvero arte e vita annodate nel laccio serrato di unesistenza
dolorosamente esperita e della pittura come trasmutazione. Incorniciate,
appaiono accanto al bastone da passeggio di Virginia Woolf, uncinato contro
un muro neutrale come segno opaco, intransitivo e assoluto evocando tutto
un universo poetico e umano al di sotto. E ancora, il corsetto di un corpo
simbolico, indice di creazione in Frida Kahlo impresso delle sue
mutilazioni, mutazioni, protesi e trasmutazioni in autoritratto. Vediamo la
sua stanza da letto e ancora un copriletto bianco, un ammasso di coltri
spiegazzate, impresse a vivo dello scheletro smantellato e ricomposto del
suo corpo. Lenzuola vi appaiono trasudanti e segnate, violate e
stigmatizzate a immagine dello scheletro di una figura anatomica appesa al
di sopra.

Nella polaroid accanto il letto bianco è ricomposto nella perfezione
immacolata di una tela ricamata a vivo sui rovi della sua bianca sterilità.
Una croce luminosa lo trafigge trasversalmente come luce che rifrange
tracciando la sua diagonale allangolo della finestra.

Le pagine fotografate, ancora, sono quelle degli Atlanti di viaggio
sfogliati, maneggiati e accartocciati di Rimbaud evocando le alchimie
immaginarie, i deliri o la potenza di visione, poetica e folgorante, delle
sue Illuminazioni. Scrive la Smith in M Train: Quello
che ho perso e non riesco a ritrovare lo ricordo. Quello che non riesco a
vedere provo a richiamarlo. Lavorando su una sequenza di impulsi, sfiorando
lilluminazione.
Nel lavoro di Patti Smith limpulso poetico dalla musica alla fotografia
alla scrittura è proprio questa legge o necessità interiore, questo fluire
e scorrere di un sentire e di un corpo, di un ritmo e di un linguaggio che
si impone come un richiamo essenziale permettendole di mettersi in contatto
con un più alto sé, divino e spirituale in essenza, per riuscire a "toccare
o abbracciare il cuore delle persone" attraverso le esperienze o le
immagini più semplici e straordinarie : qualche volta solamente guardare
il cielo, un pezzo di lavoro che componi e trovi eccezionale , una persona
che ami o ancora vedere i tuoi figli.
Nella serie di polaroid My House è come un occhiello aperto su un fondale
oscuro, un primo piano su una casa vista attraverso una lente di
ingrandimento fotografico. La casa è un rifugio, una costruzione in legno
fatiscente a un solo piano, isolata, vuota, ma gli antri aperti e luminosi
dellesterno portano verso linterno come verso gli antri segreti del
proprio essere. Aprono questa via luminosa a uno spazio vuoto
dellinterno, lo svuotare e il lasciar fluire o affiorare nella solitudine,
nel silenzio, nella sottrazione di presenza e di materia come se un lungo
papiro di carta si dispiegasse giorno dopo giorno di fronte ai nostri occhi
scrivendo. Un passaggio attraverso un deserto immutato.
La casa è uno scrittoio. L'amalgama di un sogno. Casa è i gatti, i miei
libri, il mio lavoro che non faccio mai. Tutte le cose perdute che potranno
un giorno chiamarmi, le facce dei miei figli che un giorno mi chiameranno.
Forse non possiamo materializzare le nostre fantasie ne trovare uno sperone
impolverato ma possiamo raccogliere il sogno stesso e riportarlo nella sua
unica integrità.
Attraverso la fotografia, afferma la Smith, possiamo raccogliere un sogno,
la vertigine di qualcosa di infinitesimale, sfuggente, invisibile ad occhio
nudo e mostrarlo o riportarlo visivamente alla sua integrità. Come il primo
piano su antri aperti conduce verso l'interno della psiche e del pensiero,
le pietre sepolcrali con i fiori deposti intorno e sopra simbolicamente
restituiscono un pezzetto dell'anima, del nome di chi lì riposa.

Fiori deposti intorno al sepolcro di Sylvia Plath, sulla pietra selvaggia e
spoglia di Jean Genet; una croce piantata sull'ammasso di terra di Dylan
Thomas. Una rosa per Samuel Beckett sulla sua pietra spoglia sprovvista
d'ogni altro carattere se non la data di vita e morte incise sulla pietra
di Montparnasse. Un angelo scrive sulla tomba di Rubin, un altro veglia su
quella di Mozart a Vienna. Una pistola nera, traslucida e riflettente in
primo piano appare, quella con cui Verlaine sparò a Rimbaud nellabisso di
una stagione all'Inferno. L'abito bianco di un fanciulletto, poi la
colonna lapidare dell'amico scrittore William Burroughs, dai caratteri
maiuscoli e incisi mentre lei, minuscola in remissione appare seduta
accanto . Infine un omaggio a Pasolini: sulla pietra slavata dell'immagine
un mazzo di fiori e una luce iridescente rischiarano il nome inciso a
caratteri chiari, maiuscoli e magnificenti.

Dall' autobiografia M Train : Credo nel movimento. Credo in quel
pallone spensierato: il mondo. Credo nella mezzanotte e nel mezzogiorno. Ma
in cos'altro credo? Certe volte a tutto, certe volte a niente. Fluttua come
luce che volteggi su uno stagno. Credo nella vita che un giorno ciascuno di
noi perderà. Da giovani pensiamo che non accadrà, che siamo diversi. Da
bambina pensavo che non sarei mai cresciuta se lo volevo. E poi ho capito,
abbastanza di recente, che avevo oltrepassato una linea, nascosta
inconsapevolmente nella verità della mia cronologia. Adesso sono più
vecchia del mio amore, dei miei amici scomparsi.. ma continuerei ugualmente
a vivere, rifiutando di consegnare la penna.
In Self-portrait il volto appare a raso dell'obbiettivo quasi uscendo dall'inquadratura per vedersi osservare il mondo, scrutare, ricevere o gettare il proprio sguardo all'esterno per fare traccia, incidere l'esperienza, rendere alla poesia il proprio segno ritmico, musicale, visivo o propriamente del linguaggio poetico. Il primo piano su un viso di una piccola polaroid in bianco e nero. Gli occhi socchiusi, il volto colto a scorcio nella semi-oscurità. Sfuggente si rende schivo alla visione diretta, frontale e luminosa della macchina . E' nella ricerca di sé, nella captazione dell'istante, nel fluire del movimento vitale, nella ritorsione da un io condiscendente e borghese, nella rivolta voluta o invocata attraverso l'idea democratica di tecnologia e potere riscattato dalle persone. Si dona a noi obliquamente, indirettamente anche se in primissimo piano come un volto e una voce dell'inquietudine creatrice, della tormentata non-quietezza dell'essere; lei, nell'interrogativo sull'esistenza ma, soprattutto, nell'invocazione costante alla bellezza e alla forza di vita. (elisa castagnoli)
